Concerto di Pasqua
Un’ascesa verso l’infinito
I Virtuosi Italiani diretti da Pier Carlo Orizio, con il Coro Ensemble Vocale Continuum diretto da Luigi Azzolini - invitano il pubblico a condividere – nel tradizionale concerto per la Pasqua - un momento particolare dell’anno con uno dei capolavori della storia della musica: il Requiem in re minore K626 di Wolfgang Amadeus Mozart
Giovedì 6 aprile a pochi giorni dalla Pasqua, I Virtuosi Italiani propongono al pubblico uno dei grandi capolavori della storia della musica nel concerto emblematicamente intitolato Dall’uomo a Dio— Un’ascesa verso l’infinito.
Diretti da Pier Carlo Orizio, con il coro Ensemble Vocale Continuum di Trento diretto da Luigi Azzolini e affiancati da Giulia Semplicini - soprano, Daniela Pini - mezzosoprano, Blagoj Nakoski - tenore e Gianfranco Montresor - basso, interpreteranno il Requiem in re minore per soli, coro e orchestra K 626 di Wolfgang Amadeus Mozart, ultima opera incompiuta del grande compositore austriaco.
«Sarà un momento importante nella nostra stagione – sottolinea Alberto Martini, Direttore Artistico e Primo Violino de I Virtuosi Italiani - , una occasione per condividere un momento molto particolare dell’anno. Presenteremo il Requiem in re minore nella versione del suo allievo, Franz Xaver Sussmayr, che raccolse gli appunti e completò questo grande capolavoro che unisce momenti di grande drammaticità e complessità emotiva, coinvolgendo il pubblico in una atmosfera ricca di patos, che commuove e che – grazie a tanti passaggi emozionanti e particolari – infonde anche grande energia».
La Messa di Requiem in Re minore K 626 è una composizione dal carattere suo proprio, per natura e qualità sonora dell'insieme.
Si colloca perfettamente nella tradizione della composizione sacra del Settecento, mescolando elementi di carattere contrappuntistico a elementi di carattere operistico e anche ad elementi che provenivano da un altro Requiem, quello di Johann Michael Haydn, il fratello minore di Franz Joseph, eseguito nel 1771, quando Mozart era ancora quindicenne.
Nel momento in cui il compositore si accinse a scrivere il Requiem, erano trascorsi più di dieci anni dall'ultima sua messa, in gran parte a causa dei provvedimenti anticlericali promossi dall'imperatore Giuseppe II. Inoltre, gli esempi rimasti della poca musica sacra del periodo viennese, mostrano come Mozart andasse recuperando un senso del sacro ricco di profondità e magnetismo, per di più nuovo per la società del Settecento, che lo aveva in gran parte perduto.
Negli ultimi anni della sua vita Mozart, sentì il bisogno di condurre una personale ricerca spirituale, che innestasse il suo genio espressivo e il suo ruolo di musicista nelle forze intellettuali della società, in quella sorta di sacralità della ragione e del progresso sociale che l'illuminismo aveva individuato. Era un'esigenza interiore che si concretizzò nell'avvicinamento alla massoneria e a quel senso del magico e dell'occulto positivo che propagandava.
La commissione del Requiem offrì dunque a Mozart l'occasione di soddisfare la pulsione mistica dettata dalla sua potente sensibilità anche nel campo della tradizione musicale religiosa e in special modo in un genere da lui mai frequentato, quello della "missa prò defunctis".
«Affronto per la prima volta il Requiem di Mozart che è stato uno dei brani più eseguiti ed amati da mio padre – racconta il Maestro Pier Carlo Orizio - . Forse è per questo che mi avvicino solo ora, quasi in punta di piedi, a questo capolavoro. Ma vi è un’altra ragione che non mi permette di affrontare queste pagine a cuor leggero. Mi riferisco al testo stesso del Requiem. In pagine quali il “Dies Irae” o il “Rex Tremendae”, che la musica ci restituisce in tutta la loro drammaticità, sembra prevalere l’idea di un Dio giudice severo e inflessibile, molto lontano dalla definizione di Giovanni Deus caritas est. Mi consola però la conclusione, Lux Aeterna. Il Requiem si chiude nella speranza della luce e nella certezza di un Dio amore».
Rimasto incompiuta per la morte dell'autore, avvenuta il 5 dicembre 1791, fu completata successivamente da Franz Xaver Sussmayr.

«Il Requiem mozartiano K. 626 – spiega Luigi Azzolini, Direttore del Coro Ensemble Vocale Continuum - rimane una delle pagine che ogni voce, sia solista che del coro, vorrebbe poter cantare, ogni direttore poter preparare, riscoprire e dirigere, ed ogni ascoltatore poterlo apprezzare in Concerto, meglio in presenza. Lo “strumento” coro gioca uno dei ruoli straordinariamente importanti se non essenziale in questa costruzione dall’ evoluzione tanto lineare e suggestiva, quanto severa ed esecutivamente impegnativa. Solo la contrapposizione che viene espressa nelle due pagine forse più conosciute – anche se più “inflazionate da svariati utilizzi” del Requiem, il Dies Irae ed il Lacrimosa -, offrono un affresco straordinario ed unico dell’ampio impegno richiesto, diviso fra imponenti ed articolate sonorità e delicatissime ed intime espressività».
Il Requiem verrà preceduto dalla esecuzione del Libera me, Domine in re minore - Hob XXIIb:1 Franz Joseph Haydn e – sempre di Wolfgang Amadeus Mozart – dell’Ave Verum corpus mottetto in Re maggiore K 618.
Il Libera me, Domine fu composto da F.J. Haydn per le esequie della principessa Maria Elisabetta, consorte del conte Esterhazy. E’ un brano breve ma molto delicato ed intenso, il cui testo è vede la declamazione dei versi in alternanza fra la forma salmodica solistica e la realizzazione in quattro parti corali. A vestire la parte vocale sarà il timbro del corno di bassetto e dei tromboni, quale anticipazione del colore particolarmente ricercato del Requiem mozartiano.
Appuntamento al Teatro Ristori, giovedì 6 aprile 2023, ore 20.00.
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